Il titolo del romanzo anticipa l’importanza del contenuto, la delicatezza del contenuto: “Io a scuola non ci sono potuto andare”. Una frase pronunciata di getto da un adulto che rimpiange quello che non ha potuto avere. Quello che oggi è un diritto, il diritto allo studio, ma un tempo è stato un lusso concesso a pochi, ai ricchi, ai benestanti, ai già colti …..
Ricordo di una disparità culturale inammissibile al giorno d’oggi, la frase che con malcelato dolore il papà della scrittrice aveva confidato alla figlia, riecheggia in questo romanzo dal tessuto ricco e avvolgente. Ad avvolgere è il contesto in cui si snoda la vicenda, la difficoltà di portare avanti l’amore per la conoscenza e per lo studio, la consapevolezza che si tratta di una storia vera. Vera perché rispecchia l’esperienza vissuta non solo dal papà di Caterina Praticò, ma da tanti altri come lui, il cui rimpianto è rimasto spesso nascosto sotto le pieghe della vita.
Noi di Europa Edizioni abbiamo intervistato l’autrice per scoprire qualcosa in più su di lei, sui suoi pensieri e sulle motivazioni che l’hanno spinta a trasferire su carta la storia che aveva nel cuore. A condividerla con il pubblico in un libro toccante e piacevole da leggere.
Di seguito riportiamo l’intervista a Caterina Praticò.
Quanto c’è di lei nel romanzo?
Tantissimo. C’è mio padre perché il romanzo è tratto proprio da una sua esperienza di vita. C’è l’amore per la mia terra di Calabria, l’attaccamento alla mia famiglia, il paese in cui sono cresciuta e dove ancora oggi risiedo. C’è la tenerezza che provo ogni volta che ripenso ai tempi della scuola e ci sono anch’io. La figlia di Nato che alla fine del romanzo si laurea sono proprio io. Ma al di là del mio coinvolgimento personale penso di avere raccontato una storia che attraversa trasversalmente l’Italia, perché da nord a sud in tutto il paese ci sono genitori cui è stata negata la possibilità di studiare e figli che, come in un passaggio di testimone, lo hanno fatto per loro.
C’è stato un momento particolare della sua vita che l’ha portata alla stesura del libro?
L’idea di scrivere questo romanzo si è fatta strada nei miei pensieri dopo la morte di mio padre. Scrivere questa storia mi è servito per affrontare il profondo dolore che ho provato e mi ha aiutata ad accettare la sua definitiva assenza. Come generalmente succede a chi perde i genitori, nei mesi successivi ai giorni del lutto ho ripensato ai tanti momenti di vita vissuta insieme e uno in particolare mi tornava in mente con maggiore insistenza: mio padre che mi aiutava a fare i compiti e mi ripeteva che dovevo essere contenta di poter studiare perché lui non l’aveva potuto fare. Questa frase che da bambina mi aveva lasciata quasi indifferente, all’improvviso si è riempita di significato vero, profondo, l’ho veramente capita. In quelle parole era racchiuso un messaggio molto importante: la possibilità di andare a scuola deve sempre essere vista come una grande opportunità, sottovalutarla è un gravissimo errore. E penso con tristezza e preoccupazione al fenomeno dell’abbandono scolastico presente ancora oggi nelle periferie di alcune grandi città italiane soprattutto del sud. Questa pillola di saggezza non poteva restare solo mia. Un insegnamento tanto semplice quanto dirompente chiedeva di essere divulgato, di essere portato a conoscenza di tutti, di diventare spunto di riflessione soprattutto dei ragazzi. E ho certato di farlo in modo semplice, raccontando una storia vera, un esempio di vita, convinta come sono che l’esempio da sempre è il miglior maestro.
Qual è stato il primo libro che ha letto e cosa le ha insegnato?
Non ricordo esattamente qual è stato il primo libro che ho letto. Posso dire che ho iniziato a leggere romanzi alla scuola media quando la mia professoressa di italiano all’inizio di ogni anno scolastico andava in biblioteca a scegliere i romanzi che noi alunni a turno avremmo letto. Io riuscivo a finire di leggerli tutti prima dei miei compagni tanto che la professoressa doveva tornare in biblioteca a prenderne altri per me. Ricordo in particolare il romanzo “Pollyanna”, mi immedesimavo molto in quella bambina che con il suo “gioco della felicità” trovava qualcosa di positivo in qualsiasi situazione e riusciva ad essere felice con poco. Quel libro mi ha insegnato che è importante vivere con ottimismo in una costante ricerca di raggiungere l’armonia con le altre persone e con il mondo intero.
Cosa le piacerebbe sentirsi dire dai suoi lettori?
Mi piacerebbe sentirmi dire che si sono emozionati, che hanno sentito l’esigenza di correre ad abbracciare i propri genitori e di fermarsi a parlare con loro per un intero pomeriggio per farsi raccontare di quando erano giovani. Perché quelle domande che non è più possibile fare bruciano nella gola, quelle esistenze coperte dall’oblio per sempre possono lacerare le anime di quelli che restano. Mi piacerebbe sentirmi dire che la storia di mio padre è simile a quella di altri genitori che con tenacia hanno trovato il modo di cambiare il proprio destino, altri uomini che si sono impegnati tanto per riuscire a fare quel passo che per quanto piccolo ha migliorato le loro esistenze. E se tra i lettori ci saranno dei ragazzi, come mi auguro, da loro mi piacerebbe sentirmi dire che la lettura di questo libro li ha aiutati a comprendere l’importanza di quel mettersi lo zaino in spalla ogni mattina. Vorrei che possano riflettere sul fatto che quel gesto oggi così ordinario e quotidiano è stato un privilegio per i ragazzi di qualche generazione fa. E lo è ancora adesso. Basti pensare all’istruzione negata in tanti paesi del mondo per povertà o per ideologie sbagliate.
Ha già un nuovo libro in cantiere dopo ‘‘Io a scuola non ci sono potuto andare’? Pensa di scegliere sempre Europa Edizioni come editore?
Non lo escludo, ho già degli spunti ma non un’idea precisa. In questo periodo sto scrivendo poesie. L’esperienza con l’editore Europa Edizioni è stata decisamente positiva. Mi sono sentita rispettata nel mio modo semplice di scrivere. Europa Edizioni mi ha dato fiducia e di questo non posso che esserne grata.
Noi di Europa Edizioni ringraziamo ancora l’autrice per averci dedicato il suo tempo e le auguriamo di ricevere dai lettori il riscontro che desidera. Per noi è stato un piacere accompagnarla nel cammino editoriale che ha portato alla pubblicazione del suo manoscritto ‘Io a scuola non ci sono potuto andare’.