Oggi intervistiamo la scrittrice Arianna Saiz per parlare del suo libro ‘Festa della donna’

Un libro sulla donna, pensato da una donna e ispirato da una donna con la D maiuscola, Alda Merini. E’ una celebrazione di tutti i ruoli che la donna riveste, dalla figlia alla moglie all’amica alla poetessa, come Alda, ma soprattutto come madre, il ruolo ‘assoluto’.

Noi di Europa Edizioni abbiamo intervistato l’autrice per conoscere meglio lei e le motivazioni che l’hanno spinta a progettare e scrivere il suo libro. Per noi e per i, lettori è interessante capire quale sia il suo rapporto con la scrittura e quali siano i retroscena della stesura di ‘Festa della donna’.

Di seguito riportiamo l’intervista ad Arianna Saiz.

Come ha scelto il titolo del suo libro?

Una delle poesie inedite di Alda Merini di cui sono pervenuta in possesso, “Festa della donna”, mi ha offerto lo spunto per il titolo del libro.

L’ho intitolato “Festa della donna” perché nessuno più di Alda è in grado di parlare alle donne, di capirle, di confortarle, di esortarle alla vita. In Alda ho letto una donna, in Alda ho letto tutte le donne perché ella è stata figlia, moglie, madre, amante, amica, folle, poetessa.

Il libro infatti celebra la donna in tutte le sue sfumature e, soprattutto, in quanto madre: la parola festa ha la stessa radice di felice e felix in latino equivale a felice, cioè fecondo, fertile. La Festa della donna è la sua fertilità, la creazione, il parto. E Alda è semplicemente donna; ella non si definisce “una grande poetessa ma una donna qualunque”, prima di tutto però è una madre che ha perso la vita dei figli ma che non rinuncia all’attesa di un loro ritorno, perché è sempre stata innamorata di loro, perché è “sempre e soltanto una mamma”. La donna è “l’ala dell’uomo” perché partorisce figli e li fa volare. È soprattutto questa la “Festa della donna”.

Cosa ha significato per lei l’incontro con le opere di Alda Merini?

Io e Alda siamo due figure molto distanti caratterialmente e a livello di immagine, ma ad avvicinarci è stata la poesia. È nei suoi versi che mi sono rispecchiata, che è nata una sintonia profonda. Al di là dell’apparenza, al di là di quel suo corpo capace di sprigionare una fisicità inquieta e terribilmente femminile, al di là della “piccola ape furibonda” e della sua “follia”, per cui “dette tempesta” e “non fu mai amata”, io ho incontrato la sua anima semplice e nuda fatta soltanto di amore. Io amo Saffo, non a caso “sua antica maestra e disperata portatrice d’amore”. E la Merini è una Saffo moderna. Ella mi ha insegnato a non perdere mai il sorriso e che il pianto è solo un altro modo di sorridere; mi ha insegnato che il dolore è un bene inestimabile e che la morte assomiglia spesso alla gioia.

Tanti scrittori e poeti mi hanno insegnato ad amare la vita ma mai nessuno come Alda, che ama anche dal buio, anche dall’inferno e, anzi, il suo inferno diviene più bello dei suoi versi, perché più bella della poesia per Alda è stata la sua vita.

Ha sempre avuto la passione per la scrittura? Quando ha iniziato a scrivere?

Ho iniziato a scrivere sin da piccolissima. La passione per la poesia non mi ha mai abbandonata. Mi sento ispirata dalla bellezza della natura. Ricordo che nel tema di quinta elementare arrivai a definire le stelle il “ricamo astronomico del cielo”. Talora mi avvalgo di spunti mitologici: il mito, secondo me, è la poesia per eccellenza, perché per gli antichi greci era la loro storia vera, e la poesia è verità del sentimento.

Amo molto Leopardi, Montale, Pirandello per la loro capacità di consistere nella materia, “nell’odorata ginestra”, “in quelle mani, quel volto, nel gesto di una vita che non è un’altra ma se stessa”, in “quel geranio che s’accende”. Ed anche per Alda “il poeta deve far cantare la materia”.

Nelle mie poesie prendo spunto dalla concretezza del quotidiano, conferendole talvolta significati allegorici. Il mio linguaggio è semplice, la rima è libera.

Nel corso degli anni ho partecipato ad alcuni eventi culturali con lettura di mie composizioni. Recentemente ad affascinarmi è stato il mondo della saggistica con il suo spirito critico. Soprattutto mi è sempre piaciuto far esprimere gli autori con le loro stesse parole; e nel libro “Festa della donna” a parlare prima di me è Alda stessa.

Cosa le piacerebbe sentirsi dire dai lettori?

Innanzitutto mi preme sottolineare come a determinare il valore di un’opera più che l’autore e l’editore sia proprio il pubblico; sono i lettori a giudicare e, addirittura, a far esistere il libro.

Spero che la mia opera possa piacere ed avere un riscontro positivo. Mi piacerebbe se i lettori si interessassero al tema trattato e notassero alcuni aspetti originali, ad esempio l’idea di far parlare Alda attraverso Alda. L’opera ha come destinatari tutti ma in particolare le donne. Il mio desiderio più profondo è che i messaggi di Alda possano toccare i cuori delle donne. Le donne sono esseri misteriosi fatti di dolore, sono “giunchi piegati dal vento” ma “sono più forti delle querce e anche il male non può fare loro del male”. Esse non devono arrendersi mai perché come diceva Rilke, e come dice ancora Alda, “la vita è tutta una festa”.

Dalle donne vorrei sentirmi dire che questo libro le aiuta a vivere meglio, nel senso greco del pathei mathos (l’insegnamento attraverso il dolore) e nel senso manzoniano dell’”utile”: il male esiste ma aiuta a progredire moralmente. Anche Alda in ultimo insegna proprio questo: la necessità e la bellezza del dolore.

Come è stato il rapporto con il suo editore? E’ soddisfatta?

Sono molto soddisfatta del rapporto con il mio editore. Mi sono trovata bene sin da subito. Già dalla prima chiamata da parte della casa editrice vi è stata una sintonia in uno scambio di osservazioni sul libro.

L’editore ha espresso un giudizio molto positivo sul valore del mio elaborato ed è stato sempre presente e disponibile. Anche le persone con cui sono venuta successivamente in contatto – l’editor, il grafico, l’addetto stampa – hanno lasciato un segno positivo nel loro operato, venendo incontro ad ogni mia richiesta ed esigenza. Oltre al lavoro sul testo, ho apprezzato molto la realizzazione della copertina e della nota critica. Il risultato finale mi lascia molto soddisfatta. Ho notato che Europa Edizioni dà pari valore agli scrittori noti e agli esordienti, e che amplia le possibilità di divulgazione e promozione delle opere. Questi sono gli aspetti che mi hanno maggiormente colpita.

Io ho scelto la casa editrice e la casa editrice ha scelto me: è stato un incontro, una stima reciproca, perché ciò che conta davvero è la collaborazione, ovvero il rapporto di fiducia e la sinergia che si instaurano all’interno di un team, indispensabile per pervenire alla pubblicazione ultima come risultato comune.

Noi di Europa Edizioni ringraziamo ancora l’autrice per la disponibilità con cui ci ha dedicato il suo tempo rispondendo alle nostre domande. Siamo lieti di aver camminato al suo fianco lungo il cammino editoriale che ha portato alla pubblicazione del suo manoscritto ‘Festa della donna’ e le auguriamo di ricevere da parte del pubblico il riscontro che desidera.

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