‘Forse tutto, forse niente’ è il libro di Sabrina Palumbo edito da Europa Edizioni.
Il romanzo ha una matrice autobiografica che lo rende intenso e avvincente. Ricco di sentimenti e di quella carica emozionale che deriva dal racconto di una vita vissuta, di esperienze reali che rivivono attraverso la scrittura.
Ogni parola lascia il segno e questa storia di rinascita dalle ceneri di una vita difficile assume i contorni di un racconto intimo e toccante che testimonia la possibilità di trasformare in forza una grande sofferenza. Ogni dolore, anche il più grande, può essere trasformato in opportunità da cogliere per diventare padroni del proprio destino.
Noi di Europa Edizioni abbiamo intervistato l’autrice per conoscere meglio lei e le motivazioni che l’hanno spinta a scrivere il suo libro. A condividere con i lettori le sue idee e i suoi sentimenti, e ad affidare alla scrittura il racconto della sua vita. La ringraziamo per averci dedicato il suo tempo e aver risposto con disponibilità alle nostre domande.
Di seguito riportiamo l’intervista a Sabrina Palumbo.
Come ha scelto il titolo del suo libro?
Durante la stesura del libro non avevo idea di che titolo avrei potuto dargli. Ogni tanto ne appuntavo qualcuno in una sorta di lista, ma in realtà nessuno di essi mi piaceva, neanche quell’unico titolo che sembrava essere il più attinente alla storia. Ero quindi sempre più convinta che avrei terminato il mio libro senza un titolo giusto.
Poi un giorno all’improvviso l’ho trovato, o forse è lui che ha trovato me, nel senso che è venuto fuori spontaneamente mentre scrivevo le pagine finali della mia storia. Da quel momento non ho avuto più nessun dubbio; non poteva che essere lui: “Forse tutto, forse niente”! Quelle quattro parole appena scritte celavano ciò che questo libro avrebbe rappresentato per me e per la mia esistenza, ma non solo: in esse era racchiuso con molta probabilità il senso di tutta la mia vita, quella stessa vita che avevo scelto di raccontare al mondo in questa autobiografia. “Forse tutto, forse niente” del resto è ciò che mi ha sempre guidata in qualsiasi decisione difficile o al buio della mia vita; nell’incertezza mi sono sempre affidata al mio istinto del momento, credendo, o forse sperando vivamente, che fosse la decisione migliore per me.
Quanto c’è di autobiografico nel romanzo?
Il mio libro è interamente autobiografico, non a caso ho scelto di raccontare in prima persona tutto ciò che ho provato e vissuto. Credo che in una storia così intima e toccante, l’esposizione dei fatti in terza persona non abbia lo stesso effetto nel lettore, non tanto per quanto riguarda la narrazione oggettiva degli eventi, ma soprattutto per ciò che concerne i sentimenti più profondi dell’autore. Questi, a mio avviso, risultano essere decisamente più autentici se narrati in prima persona.Ovviamente per una questione di privacy, ho scelto di cambiare i nomi dei miei personaggi, pur mantenendo l’iniziale del loro nome reale. In alcuni casi ho cambiato anche alcuni piccoli dettagli relativi alla loro vita privata, soprattutto quando si trattava di cose molto intime e personali. Del resto, doveva essere la mia autobiografia, non la loro. Non sono tuttavia riuscita ad apportare nessun tipo di modifica parlando di mia madre, di mia nonna e di mio figlio; sentivo che se avessi cambiato anche solo i loro nomi, avrei sminuito la loro importanza o peggio ancora l’immenso amore che provo per loro. In questo caso avevo bisogno di personaggi e nomi reali per poter esprimere al meglio ciò che avevo dentro.
Ha sempre avuto la passione per la scrittura?
La mia passione per la scrittura è legata soprattutto al periodo scolastico. Adoravo il giorno in cui avevamo il compito in classe di italiano. Scrivevo sempre dei temi lunghissimi, perdendo completamente la cognizione del tempo che, infatti, sembrava non bastarmi mai, così come il foglio “protocollo”. Lontano dai banchi di scuola però non ho mai scritto un diario o qualcosa di simile. Soltanto durante la pandemia mi sono riavvicinata alla scrittura, scoprendo il potere curativo che essa può avere nell’animo e nella mente umana. Scrivere mi ha fatto uscire indenne da quel periodo infernale, perché ha riempito le mie giornate dando loro un senso. Attraverso la scrittura sono riuscita a fare ordine nei miei pensieri e di conseguenza nella mia vita che, in quel periodo particolare, sembrava andare a rotoli. Scrivendo riuscivo giorno dopo giorno a liberarmi dal dolore e dai sensi di colpa e, così facendo, sentivo di essere una persona migliore; stava venendo fuori la mia essenza più profonda, che avevo sempre nascosto a tutti, perfino a me stessa, ma di cui iniziavo a essere finalmente fiera. La scrittura mi ha quindi permesso di vincere una battaglia da sempre latente con me stessa e con la mia vita.
C’è un libro al quale è particolarmente legato e che le ha insegnato qualcosa?
La scelta dei libri da leggere è sempre stata dettata dal mio stato d’animo del momento. Durante la pandemia, ad esempio, il mio desiderio di libertà e di cambiare vita ha toccato l’apoteosi, considerando la tragicità del momento che stavo vivendo. In quel periodo ho iniziato a seguire sui social network un giovane scrittore (o nomade digitale, come si autodefinisce lui), Gianluca Gotto, che vive in giro per il mondo, dopo aver rivoluzionato la sua esistenza in nome di un ideale di vita che rispecchia molto anche il mio. Ho poi acquistato il suo libro, “Le coordinate della felicità”, da cui sono rimasta letteralmente folgorata! Leggendo quella storia, mi sono riconosciuta in tante cose e per la prima volta non mi sono sentita sbagliata se dalla vita avevo sempre preteso altro rispetto ai miei coetanei. Tramite Gianluca ho assaporato quella vita che forse avrei potuto vivere anche io, se solo avessi avuto il coraggio di rivoluzionarla prima. Quel libro mi ha fornito riflessioni e spunti di vita interessanti, dando certezze a tutti quei pensieri che credevo essere soltanto miei; mi ha soprattutto insegnato a non demordere quando si tratta di inseguire i propri sogni in nome della propria felicità!
Ha già un nuovo libro in cantiere dopo ‘Forse tutto, forse niente’ ? Pensa di scegliere sempre Europa Edizioni come editore?
Scrivere mi fa stare talmente bene che difficilmente riuscirò a smettere. Molti lettori mi stanno incitando a continuare, sperando già nel seguito di “Forse tutto, forse niente”, perché sono convinti che non smetterò mai di sorprenderli. Io stessa so che potrei farlo qualora la mia vita, da qui a qualche anno, prendesse una direzione del tutto diversa. Nell’attesa, mi piacerebbe scrivere un romanzo di fantasia, nei cui personaggi potrei continuare a proiettare parte della mia vita, ma anche di quella che in realtà avrei voluto sempre vivere.
Quando ho mandato in stampa questo libro, ho iniziato subito a buttar giù qualcosa in tal senso. Mi mancava troppo scrivere e ancora una volta sentivo che farlo era l’unico modo per alleviare la tensione riguardo al momento che mi accingevo a vivere. Ovviamente dopo la pubblicazione, sono stata travolta dagli eventi e ho abbandonato quella bozza. No so se un giorno mi porterà a un nuovo libro e se sarà sempre Europa Edizioni a pubblicarlo. Confesso che mi piacerebbe crescere come scrittrice insieme a questa casa editrice e che anche lei scegliesse di continuare il percorso che abbiamo iniziato insieme, perché ciò significherebbe che ha apprezzato il lavoro che ho fatto finora.
Noi di Europa Edizioni siamo stati lieti di percorrere con Sabrina Palumbo il cammino editoriale che ha portato alla pubblicazione del suo manoscritto ‘Forse tutto forse niente’ e le auguriamo di ricevere dal pubblico il riscontro che desidera.