‘L’artista marziale’ è il libro di Tiziano Bonanni edito da Europa Edizioni.

Appunti di vita di un artista, atleta e libero pensatore, interessato alla ricerca della bellezza, della giustizia e della verità più profonda. La sua ricerca avviene attraverso la valorizzazione dell’arte, soprattutto la scrittura e la pittura.
Noi di Europa Edizioni abbiamo intervistato l’autore per scoprire le motivazioni che lo hanno spinto a condividere i suoi pensieri con il pubblico. Siamo sempre alla ricerca di un modo per avvicinarci di più ai nostri autori e per soddisfare la nostra e la vostra curiosità riguardo ai loro libri e a quello che significa per loro la scrittura abbiamo posto alcune domande all’autore riguardo al suo libro ‘L’artista marziale’.
Di seguito riportiamo l’intervista a Tiziano Bonanni.
Come ha scelto il titolo del suo libro?
Quando ero studente all’Istituto Statale d’Arte di Porta Romana a Firenze, un mio insegnante che ho sempre molto a cuore mi soprannominò “l’artista marziale” perché alternavo lo studio con gli allenamenti e, pur avendo una natura ribelle, non ero un lavativo ma, anzi, uno studente sempre disciplinato e poco assenteista. Al di là di questo precedente giovanile ritengo, comunque, che l’ arte come professione richieda competenze, sacrifici, dedizione ed esercizio continuo proprio come farebbe un samurai. Poi ci sono state tutta una serie di coincidenze, anche dolorose, che mi hanno portato a scegliere questo titolo. Dopo aver collezionato una serie interminabile di invalidità permanenti negli sport da combattimento, la somma di tutte le cicatrici è diventata filosofia di vita e pratica artistica, ho accettato il mio ruolo di campione finito assumendo un’identità nuova, una personalità ibrida che mi consentiva di spostarmi agevolmente in più dimensioni. Ho sempre creduto che non esista cosa più inutile di una medaglia vinta senza prima aver perso e l’artista marziale è l’incarnazione di uno stile di vita che insegna a perdere con dignità, a scegliere con coraggio, a vivere con passione e credere in sé stessi nonostante tutto.
In quale momento ha avuto l’idea di scrivere questa storia?
Durante il primo lockdown, a marzo 2020, ho colto l’occasione per raccogliere alcune osservazioni degli anni passati e riflettere sulla situazione attuale, sul ruolo che dovrebbe assumere oggi uno che fa il mio lavoro. Ho raccolto tutto in una sorta di diario ordinato in cui le opere che ho realizzato nel corso degli anni hanno trovato giustificazione nell’avvicendarsi di fatti storici e personali che emergono attraverso il libro; il senso del sacro, di giustizia in un mondo fatto di diseguaglianze, di crudeltà e umiliazioni, di sfide vinte e perse nel mio cammino, tutti elementi che hanno contribuito a farmi diventare ciò che sono nel bene e nel male. Condivido un pensiero altrui sul fatto che “non c’è modo di concepire l’altro da noi attraverso un osservatorio diverso dalla propria esperienza di vita perennemente in fieri. Non si può allora testimoniare che sé stessi, e non per banale narcisismo, semmai per necessità, per essere e rendere consapevoli della propria presenza nel mondo. In questo senso non c’è differenza sostanziale fra arte e vita: una è emanazione dell’altra e viceversa, si vive per esprimere, si esprime per vivere”.
Lei è una persona con numerose passioni. Quando e come è nata quella per la scrittura?
Un artista si racconta in tanti modi, la scrittura è uno di questi, specialmente nelle fasi concettuali della creazione di un’opera o di una collezione si rende necessario definire degli estratti di pensiero che trovano nella scrittura una leggibilità immediata prima di essere traslati nella materia. Personalmente ho cercato un incontro fra le molte dimensioni che ho vissuto e la scrittura mi è servita per stratificare concetti filosofici di vita e sport con l’arte fino a creare uno stile che mi permette di rendere tangibile il pensiero in opere che ho chiamato “transizioni”. Sostanzialmente mi racconto attraverso cose fatte di ossa, farfalle, rovi, coleotteri, fili elettrici e materiali di scarto di varia natura, come fossero libri di energie simboliche dove sopravvivono solo alcune lettere in metallo o plastica a testimonianza di residui di scrittura che hanno esaurito il loro compito per lasciare spazio all’immagine.
Cosa le piacerebbe sentirsi dire dai suoi lettori?
Uno scrittore non scrive mai per avere un consenso del lettore, scrive per un’esigenza di comunicazione interiore che il più delle volte è sempre molto conflittuale, poi che piaccia o meno a interlocutori esterni poco importa. Relativamente al mercato, invece, il consenso è importante per legittimare l’autore di un libro, o un artista in generale, sia dal punto di vista della visibilità che del compenso ma questo è un aspetto esteriore di natura pratica. Uno che compra un libro acquista un biglietto di viaggio verso una destinazione ignota, ci sono libri insignificanti ed altri che ti portano in luoghi che ti fanno morire o rinascere, dipende dai contenuti di un testo ma anche da quelli dei suoi lettori perché ognuno di noi è un impasto di crete diverse. Quello che ho scritto è ciò che penso da uomo libero capace di desiderare, dissentire, decidere della propria vita in un momento storico nel quale l’ipocrisia e la mediocrità è dominante perché genera profitto e rende l’intelligenza sconveniente. Sono un tipo difficile che in genere non piace molto, perciò non mi aspetto mai nulla da nessuno, credo che vivere sia un privilegio anche quando la vita ti fa a pezzi, è l’unico modo che conosco per rimanere vivo ma accetto consigli.
Come è stato il rapporto con il tuo editore? Sei soddisfatto?
Lo staff di Europa è stato professionale, disponibile al bisogno e generoso di consigli specialmente per uno scrittore emergente come me. Credo che l’imprenditoria editoriale dovrebbe investire di più nelle nuove proposte ma capisco che l’esposizione di rischio è pericolosa, specialmente in un periodo come il nostro che negli ultimi due decenni ha distrutto volutamente la “cultura nutriente” per ridurla ad un relitto agonizzante che vive di comparsate scadenti, sorrette da politiche clientelari di facciata. Detto questo il mio giudizio su Europa è positivo, visti anche gli investimenti coraggiosi che la casa editrice ha intrapreso con altre sedi fuori dai confini nazionali che offrono maggiore visibilità dei propri prodotti all’estero.
Noi di Europa Edizioni ringraziamo ancora Tiziano Bonanni per averci dedicato il suo tempo e aver risposto con disponibilità alle nostre domande. Per noi è stato un piacere accompagnarlo lungo il percorso editoriale finalizzato alla pubblicazione del suo manoscritto ‘L’artista marziale’.