‘Avvicinati’ è il libro di Cristiana Aprile edito da Europa Edizioni.

L’invito del titolo è valido per adulti e bambini. Ognuno di noi dovrebbe avere il desiderio, la predisposizione e la capacità di accostarsi agli altri. A tutti, anche e soprattutto a chi è ‘diverso’. Ai bambini, in particolare, si deve trasmettere il concetto di inclusione, per evitare difficoltà di inserimento e di relazione a chi ha una diversità. Siamo tutti uguali, anche se con caratteristiche e peculiarità differenti: è questo che va insegnato ai nostri figli, ai nostri alunni, a tutti i bambini, in modo da costruire un futuro migliore per tutti.
Noi di Europa Edizioni abbiamo intervistato l’autrice per scoprire qualcosa in più su di lui e sulle motivazioni che l’hanno spinta a scrivere il suo libro e a condividerlo con il pubblico. Per noi e per i lettori è interessante conoscerla meglio e comprendere le sue intenzioni e i retroscena del libro.
Di seguito riportiamo l’intervista a Cristiana Aprile.
Come ha scelto il titolo del libro?
Lavoro da poco più di dieci anni con bambini e adolescenti: alcuni di loro hanno una diagnosi di handicap; altri, pur non avendola, riportano allo stesso modo vissuti emotivi molto complessi e tristi. Le cause maggiori delle sofferenze che mi vengono riferite risiedono in problematiche relazionali e difficoltà di inserimento nel gruppo dei pari.
In qualità di psicologa e psicoterapeuta ho l’opportunità di incontrare spesso genitori e insegnanti dei miei piccoli pazienti; durante questi incontri ci confrontiamo sull’andamento didattico, personale e sociale del bambino, proviamo a trovare soluzioni, ipotizziamo interventi.
Una domanda che pongo spesso ai suoi insegnanti è se nei momenti liberi (per es. a ricreazione) venga cercato e avvicinato da qualche coetaneo anziché restare solo.
Questo ha ispirato il titolo del mio libro “Avvicinati”: vorrei che chiunque si avvicinasse ai cosiddetti “diversi” con fiducia e spensieratezza e che questi ultimi non siano più esclusi o isolati. È anche quello che cerco di ispirare nel mio ruolo di madre.
L’idea di questo libro è nata in un momento particolare della sua vita?
L’idea di questo libro, come del precedente, è nata durante il primo lockdown che ha coinvolto tutto il territorio nazionale. Per mesi siamo rimasti lontani gli uni dagli altri e, sebbene sia stato fatto di tutto per far sentire vicinanza e supporto, i miei piccoli pazienti mi mancavano molto.
In quel tempo di pausa forzata, quindi, ho sentito forte il bisogno di trovare altre strade, altri strumenti, modi alternativi per aiutarli.
Ho inteso quel tempo come un riposo per loro, abituati a sostenere faticose routine riabilitative (logopedia, fisioterapia ecc.) e ho voluto volgere la mia attenzione agli altri: a coloro che sovente in classe, a scuola calcio, a catechismo ecc. li lasciano in disparte, ritenendoli diversi, con la speranza di spingerli a “fare la loro parte”.
Quale messaggio ha voluto lanciare con il suo libro?
Il messaggio che il mio libro ambisce a trasmettere è che indipendentemente dalle doti o al contrario dalle menomazioni, dalla provenienza geografica o dall’aspetto estetico tutti i bambini del mondo provano emozioni, desiderano la vicinanza dei propri coetanei e trovano conforto negli affetti familiari.
Il testo, infatti, sotto ogni illustrazione raffigurante un bimbo o una bimba, è volutamente identico; proprio per far capire che nell’animo, nei sogni e nei bisogni emotivi essenziali siamo tutti uguali.
Il mio libro è intenzionalmente di una semplicità disarmante proprio perché, più che un messaggio, mira ha mostrare quella che è la realtà: una ragazzina affetta da sindrome di down ama giocare con le proprie coetanee tanto quanto una non affetta dalla stessa sindrome, un ragazzino con l’apparecchio acustico poiché sordo ha delle paure tanto quanto uno senza apparecchio, un bimbo con l’insegnante di sostegno si arrabbia tanto quanto uno senza, un bimbo con la pelle scura ha dei genitori che lo amano tanto quanto un bimbo con la pelle chiara. Il messaggio è proprio questo: dov’è la vera differenza? Qual è la vera differenza? Esiste? Deve condizionare le nostre relazioni?
Cosa le piacerebbe sentirsi dire dai lettori?
C’è una pagina del mio libro in cui, in modo interattivo, chiedo al lettore se conosce un bimbo o una bimba che ogni tanto resta solo/a. Ecco, in teoria preferirei rispondessero “no” e chiudessero il libro! Preferirei sentirmi dire “io lo faccio sempre, aiuto sempre il mio amico in difficoltà, non prendo mai in giro i miei compagni, non escludo mai”.
Ma purtroppo non è così, molti bimbi vengono esclusi quotidianamente nelle loro vite: per una disabilità, per il colore della pelle, perché poco alla moda …
La sofferenza che alcuni piccoli pazienti mi riportano è atroce e porta con sé un senso di inadeguatezza che giorno dopo giorno li logora e li convince di non valere abbastanza; possono servire anni per curare quelle ferite che a volte non scompaiono nemmeno del tutto. Questa sofferenza investe poi i genitori, i fratelli di questi bimbi creando un dolore che diventa familiare e che a volte, comprensibilmente, si tramuta in rabbia.
Dai lettori, quindi, mi piacerebbe sentirmi dire “sì, ne conosco uno e domani provo ad avvicinarmi, vediamo come va!” e soprattutto mi piacerebbe che questa intenzione fosse condivisa con i propri genitori ed incoraggiata proprio da loro.
È già al lavoro su un nuovo progetto dopo ‘Avvicinati’?
Si! Sto scrivendo brevi racconti; protagonisti saranno animali che suggeriranno a bambini e genitori strategie per affrontare i piccoli e grandi turbamenti che caratterizzano quell’età meravigliosa che è l’infanzia: la paura del distacco e dell’abbandono, la gestione della rabbia ecc.
Cerco insomma di affidare alla scrittura contenuti che, in base al lavoro che svolgo quotidianamente in ambulatorio, ritengo importanti. Un libro può aiutare un bimbo a sciogliere ansie e/o dubbi che lo agitano, supportando al contempo il genitore che spesso non sa come e quali parole usare.
Ricordo che un giorno mia figlia all’asilo venne a sapere che una sua cara amichetta aveva subito un lutto importante; seppur con apparente leggerezza riproponeva quel contenuto di continuo: nelle conversazioni, nei giochi; era dunque evidente che l’argomento l’aveva turbata e malgrado diversi tentativi non riuscivo ad aiutarla ad elaborare quell’informazione oltretutto dolorosa.
Andai dalla mia libraria di fiducia che mi indicò due libri, né scelsi uno e lo lessi a mia figlia. Tutto si fermò: fu come la luce dopo la tempesta, mia figlia riuscì in modo spontaneo a mettere ogni cosa nel tassello giusto con serenità e con le risposte di cui aveva bisogno.
Benedissi quel libro, e la mia libraria di fiducia!
Noi di Europa Edizioni ringraziamo ancora Cristiana Aprile per averci dedicato il suo tempo e aver risposto con disponibilità alle nostre domande. Per noi è stato un piacere camminare al suo fianco nel percorso editoriale che ha condotto alla pubblicazione del suo manoscritto e le auguriamo di ricevere il riscontro che desidera per questa e per le opere future.