Dispéro di te è il libro di Annalisa Lo Monaco edito da Europa Edizioni

I versi di questa raccolta si sono affacciati di notte nella vita dell’autrice, ‘bussando’ alla porta della sua anima “in quel momento del giorno in cui il silenzio si fa amico sincero ed ascoltatore”.
Noi di Europa Edizioni abbiamo intervistato l’autrice per scoprire qualcosa in più sulle motivazioni che l’hanno spinta a scrivere il suo libro e a condividere i suoi pensieri con i lettori.
Riportiamo di seguito l’intervista ad Annalisa Lo Monaco su Dispéro di te
C’è stato un momento particolare della sua vita che l’ha portata alla stesura del suo libro?
Si, come ho scritto nella prefazione, sono una psicologa abituata a scrivere articoli, ho pubblicato un libro di psicologia che verte su aspetti psico-fisici. Di poesie nella mia vita ne avrò scritte forse una decina e dettate tutte da emozioni profonde, forse qualche poesia d’amore in gioventù…, poesie per mio figlio quando partì per l’Afghanistan o per la mia nipotina. Questa è, invece, una raccolta nata in un modo particolare.
Sono 20 poesie posso dire ‘scaturite’ in un paio di settimane, qualche anno fa, durante una calda estate romana; con risvegli notturni, in seguito ai quali scrivevo 2-3 poesie di seguito e non sull’onda dell’ispirazione, come avviene in genere per le poesie.
Cosa significa la poesia per lei?
La poesia è sempre stata importante per me; ho dei poeti, diversi fra loro, che mi hanno accompagnato durante la mia vita. Sin da piccola, quando venni letteralmente folgorata dalla prima poesia che in assoluto mi colpì. La lessi sull’antologia di italiano, in prima o seconda media, lo ‘Steddazzu’ di Pavese. Riuscì a trasmettermi forte, nell’anima, il senso di abbandono per chi “aspetta più nulla”.
Poi ci sono stati Leopardi, Prévert, Baudelaire, Majakovskij, legati anche a periodi e tendenze. Poi Neruda, Nazim Hikmet che venne proposto per il Nobel per la pace e che adoro e definisco “il poeta dell’attesa”, evidentemente un aspetto della vita che sento particolarmente. E Alda Merini legata alla mia maturità, forse perché ci ha lasciato delle poesie nate attraverso il dolore, attraverso la presa di coscienza di una realtà diversa dalla sua. Una realtà che la giudicherà emarginandola, negandole un riscatto, un riconoscimento che otterrà solo col tempo.
Ritengo che la poesia riesca a rappresentare aspetti del nostro sentire che trovano un riconoscimento, un’identificazione profonda quando cerchiamo delle parole che dissetino la nostra sete di lirismo. La “sete di lirismo” che ognuno di noi, più o meno, ha… è legata al bisogno di spiritualità e trascendenza che, come disse un filosofo, “è un bisogno che l’uomo ha e che è emerso solo dopo aver risolto la soddisfazione dei ‘bisogni primari’”.
Qual è stato il primo libro che ha letto e cosa le ha ‘lasciato’?
Mah, la mia formazione è data dai libri che aveva mia madre nella sua libreria. C’erano i russi, Tolstoj, Gogol, Dostoevskij accanto a Ian Fleming. A 12 anni avevo già letto Guerra e Pace, Umiliati e offesi e conoscevo gran parte delle avventure di James Bond. Ma i libri che mi hanno in qualche modo segnata, tipici libri da ragazzi, sono stati ‘Domani è troppo tardi’ di Alfred Machard; la ‘Piccola Principessa’ e ‘Papà Gambalunga’.
Sono convinta, anche per mia esperienza, che la lettura giusta alla giusta età possa essere fondamentale per dare un indirizzo etico e morale in un periodo delicato nel quale i ragazzi sono estremamente vulnerabili e, delle letture al posto di altre, possono fare la differenza!
Sarebbe estremamente importante se nelle scuole si facesse una promozione efficace per educare i bambini alla lettura. Alla lettura ci si appassiona da piccoli e, purtroppo, sono pochi i genitori che danno l’esempio. A questo proposito consiglio alle famiglie di dedicare un giorno alla settimana alla lettura. Non si accenderà il televisore e si silenzieranno i cellulari per un paio d’ore. Tutti insieme si leggerà, ognuno qualcosa che gli piace oppure per i bambini più piccoli leggeranno i genitori. Tutte le buone abitudini hanno bisogno di un seme e di costanza per far sì che attecchiscano. Se poi come sottofondo si avrà un po’ di musica classica… Evviva, la cultura è servita!
Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?
Ovviamente non mi alzo di notte come è invece avvenuto per la raccolta ‘Dispèro di te’.
In genere trovo un momento di tranquillità ma, soprattutto, mi metto a scrivere quando sono animata dal desiderio di condividere esperienze che ho vissuto.
Esperienze che mi hanno toccata personalmente o alle quali ho partecipato come spettatrice oppure dei vissuti, che qualche paziente ha condiviso con me. Vicende che, in qualche modo, ‘modulo’ affinché possano rappresentare momenti di vita dai quali imparare.
A volte si è sopraffatti da cose da fare che distraggono, bisogna avere disciplina per scrivere; se si ha qualcosa da dire, basta sedersi, concentrarsi e si inizia a battere sui tasti.
Scrivere sul computer è molto più comodo di una volta quando si scriveva a mano, magari prendendo appunti sul mitico Moleskine usato da Hemingway e Chatwin durante i suoi favolosi viaggi, oppure battere sulla famosa Lettera 22 della Olivetti, inseparabile strumento di lavoro per Montanelli e altri scrittori/corrispondenti.
E’ già al lavoro su un nuovo progetto?
Beh, c’è sempre un progetto o più di uno ai quali lavoro. Penso che chiunque faccia un lavoro che lo porta a contatto con le realtà più varie abbia sempre qualcosa da raccontare, da interpretare e da condividere. Ho un paio di progetti ai quali tengo molto, sempre legati alla psicologia. Vorrei poter offrire a quante più persone, la possibilità di accostarsi a un mondo, appunto la psicologia, ritenuto sconosciuto e forse ostico. A volte, anche pochi incontri con uno specialista, possono riuscire a sbloccare situazioni stagnanti che non ci fanno realizzare come vorremmo. E’ un percorso di autoconoscenza e consapevolezza che vale sempre la pena intraprendere.
Credo che con la poesia per il momento io abbia chiuso, ma sono felice che queste brevi liriche arrivate a me in modo così inusuale, siano riuscite a venire alla luce.
Noi di Europa Edizioni ringraziamo Annalisa Lo Monaco per averci dedicato il suo tempo e le auguriamo di ottenere il riscontro che desidera dalla pubblicazione del suo libro.