‘L’istinto di sopraffazione e la mente globale’ è il libro di Marco Capecchi edito da Europa Edizioni.

Cos’è che spinge l’uomo a cercare di sottomettere l’altro? E’ un istinto o è il frutto del rapporto e del confronto con l’altro da sé?
Nel libro l’autore cerca di dare una risposta a questi interrogativi mettendo in relazione la mente individuale e la mente globale, al fine di comprendere l’una nel contesto dell’altra e il reciproco gioco di influenze.
Noi di Europa Edizioni abbiamo intervistato l’autore per scoprire qualcosa in più su di lui, sulle motivazioni che lo hanno spinto a scrivere e sui retroscena del suo libro.
Riportiamo di seguito l’intervista a Marco Capecchi su ‘L’istinto di sopraffazione e la mente globale’.
Tutto è cominciato nell’anno 1994. E’ a partire da allora che ho cominciato ad elaborare un nuovo modo di pensare e di rapportarmi alla realtà. Ho avuto una decina di anni per poter gradualmente rientrare a partecipare ad una vita fatta di relazioni significative. Superato l’empasse del post ricovero ho raggiunto il completamento di una visione della realtà perlomeno singolare. E’ solo diversificando il modo di interagire con il mistero che ci costituisce e ci circonda che si perviene ad una visione matura della vita. Bisogna ripartire da zero e muoversi con giudizio. Alla fine di questo lungo processo è avvenuto l’atto pratico della stesura del libro, durante l’estate del 2019. Senza essere consapevole di cosa mi stessi apprestando a scrivere di preciso, con davanti il mio p.c., ho scritto il titolo del libro ed ho cominciato e sfornare aforismi. Ho seguito con estrema naturalezza un filo logico ormai più che familiare e in capo ad una settimana mi sono disimpegnato. Ho l’impressione di non essere io l’autore del libro ma soltanto un segretario un po’ svitato ma animato dalla buona volontà.
Quando è nata la sua passione per la scrittura?
Per molti anni non ho scritto praticamente nulla, eccettuata una manciata di poesie in occasione della maturità, in concomitanza ad una scorpacciata di testi letterari e dopo diversi anni da quando avevo cominciato a leggere romanzi classici. Le prime poesie risalgono quindi all’anno 1991. I risultati non erano dei migliori ma si intuiva che la motivazione era forte. A quella data risale la lettura di Saba e Ungaretti. Il momento in cui una poesia vede la luce è qualcosa di irripetibile, una vera magia. Venendo alla scrittura più in generale ho compreso che era mio dovere mettere a disposizione dei miei futuri lettori delle opere che li aiutassero a portare nel miglior modo possibile il peso dell’esistenza, segnata dalla malattia e dalla morte. Nell’anno 2000, il primo gennaio, scrissi sull’agenda un pensiero. Da allora ne ho raccolti più di duemila. Nel frattempo, dopo un lungo periodo di inattività letteraria ho ripreso a scrivere poesie. La scrittura si è poi diversificata in opere di vario genere che ho composto in questi ultimi dieci anni. Lo studio di me stesso, approfondito durante l’isolamento, è stata il mio libro di testo sul quale mi sono esercitato.
C’è un libro al quale è particolarmente legato e che le ha insegnato qualcosa?
La mia risposta è affermativa. Il libro al quale sono più debitore di spunti di riflessioni e di materiale da elaborare è 1984, il capolavoro di Orwell. Grazie alla sua lettura ho maturato un sistema di pensiero che mi ha accompagnato nei momenti più oscuri della mia esistenza e cioè dal 1990 al 1994. Identificandomi in Winston, il personaggio principale, sono riuscito a inventare un sosia ipotetico nel quale mi sono immedesimato. La mia duplice personalità si è ricomposta attraverso le pagine del romanzo liberandomi così da una visione alterata della realtà. Il romanzo mi ha così accompagnato fino all’ultimo istante del tremendo incubo esistenziale. Orwell mi ha fornito gli strumenti per sconfiggere il male che era in me e mi ha ridonato, ormai riconciliato col mondo, all’affetto dei miei cari. Il finale della storia è come pervenuto ad un esito diverso e Winston – Marco ha potuto sconfiggere i suoi fantasmi e dare un appuntamento, allora lontano nel tempo, ma che ormai si appressa, a coloro che non riescono a riprendere le redini della loro vita per condurla, essa pure, ad un risultato soddisfacente e al ritrovato equilibrio psichico.
Cosa le piacerebbe sentirsi dire dai suoi lettori?
Ho sempre vissuto nel nascondimento, in una sorta di trentennale ritiro spirituale. Adesso che vengo allo scoperto provo una certa apprensione. Non desidero né il denaro né il successo. Quello che mi auguro è che i miei libri siano letti e che rechino a tutti i lettori conforto e consolazione. A tal proposito vorrei sentirmi dire:Come hai fatto ad arrivare sin qui? Cosa intendi fare per darci una mano? Dove hai attinto la forza e il coraggio in questa impresa? Sono uno di voi, uno che non gradisce le lodi, che ad esse preferisce le critiche e coloro che non giudicano che l’operato. Da un mezzo matto ci si può attendere di tutto, fuorché che ragioni meglio di molti dotti che si fanno scudo di una cattedra, meglio dei falsi maestri. Ecco, la mia storia non finisce qui, è solo all’inizio. Vi do appuntamento ad una data da definire, nella speranza di raggiungere la forma mentale necessaria per rispondere direttamente alle vostre domande, il tutto con molta umiltà e con spirito di fratellanza.
Ha già in mente un nuovo libro da scrivere?
Per la verità questo non è il mio primo libro. A partire soprattutto dal 2010 fino al 2018 ho scritto una decina di libri, che non hanno richiamato l’attenzione di nessuna casa editrice. Ho scritto dal 2000 al 2016 due raccolte di mille epigrammi, diverse sillogi di poesie, un romanzo, un libro di riflessioni su tema, un bell’elaborato autobiografico, una raccolta di aforismi, un libro di psicologia. Dal gennaio 2020, cioè da quando sono ospite di una casa famiglia, ho scritto altri tre libri di psicologia e tre libri di genere didattico. Questa serie di ultimi sei libri per la metà è già in formato digitale e l’altra su quaderno. In questi ultimi dieci giorni ho ripreso a scrivere con un vecchio p.c. il Diario del mozzo che è la continuazione del precedente Diario di bordo che parte in formato digitale e parte su quaderno copre un arco di quattro o cinque anni. Ho appena iniziato a scrivere un libro di riflessioni filosofiche e intendo scrivere una raccolta di racconti. A livello letterario potrei campare di rendita. Si tratta di vedere soltanto quando e come stampare questi lavori e porgerli così all’attenzione del pubblico.
Noi di Europa Edizioni ringraziamo ancora Marco Capecchi per la sua disponibilità e gli auguriamo il meglio per il suo libro ‘L’istinto di sopraffazione e la mente globale’.