‘In punta di piedi’ è il libro di Louise Marie edito da Europa Edizioni.

“All’inizio dei tempi la lingua non era altro che una modalità della musica; quest’ultima si trova, nella natura, in ognuno di noi”. Le parole prese in prestito dal filologo Tedesco Walter Friedrich Otto esprimono alla perfezione quello che la musica rappresenta per l’autrice. E la sua finalità nello scrivere questo libro, in cui la storia di Louise diventa il racconto di un rapport unico, profondo e spirituale con la musica.
Noi di Europa Edizioni abbiamo intervistato l’autrice per scoprire le motivazioni che l’hanno avvicinata alla scrittura e i retroscena del suo romanzo.
Riportiamo di seguito l’intervista a Louise Marie sul libro ‘In punta di piedi’.
L’idea di questo libro è nata in un momento particolare?
Ho accettato con tutto il cuore l’idea di scrivere questo libro per dare testimonianza più concreta di quanto la musica ha fatto per me. Oltre che una professione, è una filosofia di vita che ha gettato radici in me sin dai primi vagiti, e ha segnato, giorno per giorno, un cammino di vita avvincente in tutti i suoi aspetti, riempiendo la vita. Attraverso l’amore per il mio grandioso e potente strumento, sono riuscita a non perdere mai la speranza che in questa vita esista il bello e che bisogna lottare per esso nonostante tutto, e scrivere questo libro, condividendo la mia passione, mi ha aiutata a sentirmi parte di una grande famiglia: il pubblico, gli ascoltatori, gli amanti della musica; ho sentito il desiderio fortissimo di ridurre la distanza tra esecutore e fruitore, perchè la musica è carne, è spirito, è condivisione, e vorrei tanto che tutti noi, servi di questa nobile Arte, possiamo trovare lo stimolo ad abbandonare questa sempre più frequente torre d’avorio in cui, arroccandoci, impediamo a noi stessi e chi ci ascolta di scendere nelle profondità di noi stessi. Ho voluto dimostrare che la musica è necessaria perchè mostrando l’importanza della componente non finalizzata al tornaconto immediato, mostra verità altrimenti inaccessibili, quelle verità che si riferiscono all’ordine spirituale delle cose.
Cos’è la musica per lei?
La musica è un’avventura dello spirito, uno spiraglio verso altri mondi, un toccasana per la salute mentale e fisica; è una meravigliosa ginnastica per la mente, e all’occorrenza anche per il corpo, uno strumento, formativo per tutte le età, un ausilio pedagogico insostituibile per i cervelli, più freschi e un ottimo modo per tenere in forma quelli più in avanti con gli anni; una sonda per scendere in profondità dentro noi stessi; una strada per superare le differenze culturali e sociali; l’ingrediente supremo per stabilire un contatto tra persone che non si conoscono; la via maestra per il mondo della fantasia e dei sogni; un mistero appassionante per i neuroscienziati; uno dei modi migliori per evocare emozioni, indurre cambiamenti negli stati d’animo in tutti gli esseri umani, compresi i neonati e quelli che ancora soggiornano nella pancia della loro mamma; poesia senza parole; pittura senza colori; scultura senza materia; architettura senza mattoni; vibrazione che supera le barriere mentali; forma di terapia e… fermiamoci qui, perché nessuno riuscirebbe a descrivere adeguatamente tutto ciò che è la musica. Il suo solo difetto è che tende a trasformarsi rapidamente in “droga”: dopo un pò che l’avrete assaggiata non riuscirete più a staccarvene.
Quale messaggio ha voluto lanciare con il suo libro?
Per rispondere a questa domanda, voglio citare un’idea di Walter Friedrich Otto, filologo classico tedesco: “All’inizio dei tempi la lingua non era altro che una modalità della musica; quest’ultima si trova, nella natura, in ognuno di noi”. Questa è la musica senza parole, quella da cui Beethoven e tanti altri avrebbero deciso di farsi educare. Un vero e proprio bisogno di innocenza! Il mio sogno è che tutti noi, musicisti e non, ci dedicassimo più spesso ad ascoltare il canto candido dell’esistente, inseguendo il movimento ritmico accarezzandone il silenzioso brusio per trasformarlo, da ultimo, nel rigoroso linguaggio della musica assoluta. Come quella che che Adrian nel Doctor Faustus, definisce “manifestazione di massima energia tutt’altro che astratta, ma senza oggetto”, un’energia pura nel limpido etere e non come idea, bensì nella sua realtà, quasi la definizione di Dio. Io ho avuto la fortuna di scoprire tutto questo grazie all’organo, questo gigante
dall’imponente struttura in involucri lignei..E, condividendo la mia passione, vorrei con questo libro, attrarre l’attenzione su questo purtroppo remoto strumento, per farne amare la grandezza e la sua straordinaria capacità di proiettarci con i suoi suoni avvolgenti nell’universo guaritore e stimolante della musica, che accoglie tutti. Perché la musica ci insegna ad ascoltare, e quindi, di conseguenza, ad amare.
C’è un libro a cui è particolarmente legata e che le ha insegnato qualcosa?
Certamente! “Autobiografia di un genio” di Ludwig Van Beethoven. Nella musica classica sono ben pochi i nomi di compositori in grado di accendere l’immaginazione e la memoria con la stessa rapidità e veemenza di Beethoven: forse solo Mozart e Wagner, e Verdi limitatamente all’Italia, hanno suscitato una costanza di interesse e incontrato un’ampiezza di divulgazione paragonabili alla sua. Qualcuno potrebbe avere dunque delle ottime ragioni per domandarsi quante e quali probabilità vi siano di aggiungere delle prospettive originali o inedite, o perlomeno insolite, a un soggetto che si direbbe indagato a fondo non solo nei momenti cruciali dell’opera e dell’esistenza – Bonaparte e la sinfonia “Eroica”, la Nona, il dramma della sordità, l’addio al’’”Immortale Amata” – ma anche nelle minuzie delle composizioni secondarie, delle umane debolezze e delle fissazioni caratteriali. Ma spesso la divulgazione e la fama universali (di cui oggi molti del nostro ambiente si pavoneggiano) non sono affatto sinonimi di autentica e profonda conoscenza. Da Beethoven ho imparato che attraverso la conoscenza non si deve arrivare ad uno sterile ed erudito accumularsi delle cognizioni, bensì ad una elaborazione di una propria e organica visione del mondo in cui la trascendenza si sposasse con le immagini ideali dell’Uomo e della Natura. “Soltanto l’arte e il sapere innalzano l’uomo fino alla divinità” scrive ancora Beethoven. Per Beethoven l’arte è il termine medio, il regno di forze archetipiche che uniscono i due mondi estremi, il terreno e il trascendente, dell’uomo e della divinità. Beethoven mi ha insegnato a trovare nella musica le situazioni e gli stati d’animo più vari – tenerezza, ira, amore, entusiasmo, ironia pungente – quali si alternano nel corso della vita. Umanizzare la musica, donarne i suoi contenuti più ermetici a tutti, perchè noi musicisti questo dobbiamo essere: un tramite tra l’infinito e l’immanenza. E questo è possibile soltanto con l’umiltà e la disponibilità a farsi trasformare dalla musica e dal suo potere infinito.
Sta già lavorando a un nuovo libro?
Sto lavorando a diversi progetti, alcuni dei quali dedicati a bambini. Non voglio anticipare nulla, ma posso solo dar voce al mio smisurato desiderio di contribuire nel mio piccolo affinché gli orizzonti della Musica si rendano il più possibile visibili e apprezzabili a tutti, perché è aggregante, e spezza le catene di questo mondo purtroppo sempre più insensibile e silenzioso.
Noi di Europa Edizioni ringraziamo Louise Marie per la sua disponibilità nel rispondere alle nostre domande e le auguriamo di ricevere il riscontro che desidera per il suo romanzo ‘In punta di piedi’.