‘Tagli e fobie’ è il libro di poesie di Alessandro Marise pubblicato da Europa Edizioni.

“Per me scrivere è più che altro un bisogno, è il modo che ho scelto per vivere autenticamente”. Questa frase racchiude il senso della produzione artistica di questo giovane autore che, appena ventenne, sa riconoscere ed esprimere i tormenti della sua anima. Nei suoi versi assistiamo a un’altalena di pensieri intimi, frutti in larga misura di elucubrazioni notturne, che salgono in superficie con sincerità e immediatezza. Sempre espressi con eleganza e garbo, con l’intenzione di lasciare al mondo una piccola parte di se stesso.
Noi di Europa Edizioni abbiamo intervistato l’autore per capire meglio la sua personalità e i retroscena della scrittura del suo libro di poesie.
Di seguito riportiamo l’intervista ad Alessandro Marise su ‘Tagli e fobie’.
Com’è nata la tua passione per la scrittura?
Non so esattamente se si possa definire “passione”. Per me è più che altro un bisogno, è il modo che ho scelto per vivere autenticamente. Cammino nel mondo e incontro persone ogni giorno e il più delle volte ne traggo un’impressione di anonimato, come se tutto quello che mi succede potesse prescindere dalla mia presenza. La scrittura, la scrittura poetica specialmente, mi aiuta a lenire questo senso di distacco dalla vita. È il modo con cui, dopo essermi messo in discussione l’istante prima, mi riapproprio di me stesso. Io ho scritto poesie sin da bambino. L’unico punto di incontro tra ieri e oggi è che anche allora era per me un modo di essere presente. Ricordo che un giorno (ero ancora alle elementari) avevo scritto una poesia per il mio compleanno, perché volevo che tutti i miei famigliari e i miei compagni di scuola se ne ricordassero. Oggi, pur detestando il compleanno, considero ancora la poesia il modo più genuino per farmi ascoltare e per accostarsi a un carattere sempre in bilico.
Qual è stato il primo libro che hai letto e cosa ti ha insegnato?
Il primo libro che ho letto non credo di ricordarmelo. Parlerò quindi del primo libro che ha avuto per me un significato, che mi ha davvero mostrato nuovi punti di vista. Era l’estate del 2016, un’estate poco significativa. Avevo appena finito la seconda ginnasio al liceo classico e sapevo che l’anno dopo avrei avuto filosofia. Non mi ero mai interessato prima alla materia. Quell’estate decisi allora di leggere qualche libro, così per provare. Mi capitò il Simposio di Platone. Sulle prime sembrava una storia ben poco accattivante, poi però lessi il discorso di Pausania sulla natura di Eros, quando cioè si dice che le relazioni omofile possono cooperare verso la virtù attraverso un rapporto schietto e onesto tra gli amanti. Per la prima volta, credo, pensai che lo sguardo sicuro che avevo avuto sin lì sulla vita fosse quanto mai ottuso. Da allora è ogni giorno un’alacre ricerca di punti di vista sempre nuovi e sempre sconvolgenti.
Dove hai trovato l’ispirazione per scrivere questa storia?
Non ho scritto una storia. Ho raccolto frammenti di giornate, di anima e di pensiero e li ho messi al servizio della penna. La storia che ho scritto, se pure vogliamo chiamarla così, è la storia che continuo a scrivere ogni giorno, è narrativa esistenziale. Traggo spunto solo e soltanto da ciò che mi accade, lo filtro attraverso ripensamenti e contraddizioni, infine lo imprimo sulla pagina. È ormai qualche anno che scrivo così, intendo con questa disposizione. Niente mi incuriosisce come me stesso, perché niente mi crea più problemi di me stesso. Questa raccolta nasce, come detto, con l’idea petrarchesca del “raccoglierò gli sparsi frammenti dell’anima mia”, nella consapevolezza che essi non oltrepassano l’istante: non riesco, cioè, non riesco ancora a vedere lo scopo di tutto questo lavoro. Sento soltanto che mi è utile, anzi indispensabile, per credere in me stesso e per offrirmi al pubblico, da cui mi aspetto di trarre nuova ispirazione, nella maniera più onesta possibile.
Cosa hai provato nel vedere il tuo libro pubblicato?
Soddisfazione. Tanta soddisfazione. Sono stato fortunato, perché credevo che avrei impiegato più tempo per portare a termine un lavoro dignitoso. Invece è stato tutto molto rapido e, almeno per me, ben fatto. Ho maturato l’idea di assemblare alcuni componimenti e di darli alle stampe nell’autunno dell’anno scorso, non so bene se per curiosità o ambizione. Fatto sta che qualcuno mi ha contattato. L’iter di pubblicazione è stato poi portato avanti come meglio non si potesse, giacché avevo piena libertà e pieno controllo sul lavoro. Non mi sono state fatte imposizioni (forse non ce n’era bisogno, ma io non ero affatto sicuro), la mia volontà è sempre stata rispettata. Io, ribadisco, non lo davo per scontato, quindi sono rimasto doppiamente contento. Oggi ho, per la prima volta nella mia vita, tra le mani qualcosa che sento completamente mio. E questa è la più grande soddisfazione.
Hai già idee per un nuovo libro dopo ‘Tagli e fobie’?
Ho scritto e sto scrivendo nuove poesie. Fortunatamente non ho bisogno di circostanze eccezionali per trarre spunto. In questo momento, però, sono ancora molto lontano dal proposito di organizzare una nuova raccolta, soprattutto perché è mia intenzione sperimentare nuovi generi e nuovi argomenti. Intanto spero, come detto, di poter stabilire una relazione intellettualmente stimolante con il mio pubblico, sia esso formato dai sedici lettori del Manzoni o da qualcheduno in più. Inoltre voglio leggere nuovi libri, perché purtroppo da aprile a oggi ho potuto leggere davvero poco a causa di vari impegni scolastici. La lettura è per me, come credo per la maggior parte degli scrittori, una risorsa imprescindibile, è forse l’unica cosa che non riesco a trovare monotona e che perciò mi rende davvero felice. Sarà perché sulla pagina siamo tutti più sinceri, o almeno io lo sono.
Noi di Europa Edizioni ringraziamo Alessandro Marise per averci permesso di accompagnarlo nell’iter editoriale finalizzato alla pubblicazione del suo primo manoscritto. Gli auguriamo di ottenere il riscontro che merita con ‘Tagli e fobie’ e al lettore auguriamo di lasciarsi trasportare dalla mente raffinata di questo profondo ventenne.