Intervista a Vincenzo Rizzo, autore di La mucca danzante

La mucca danzante è il romanzo di Vincenzo Rizzo edito da Europa Edizioni. E’ un romanzo di esordio lungamente ‘pensato’ per anni e giunto alla stesura definitiva e alla pubblicazione solo quando l’autore ha raggiunto la calma dell’età matura e la tranquillità della pensione.

La storia è ambientata nella provincia rurale della Reggio Emilia degli anni ’60 e racconta le vicende di un uomo tra passato e presente, in un’altalena di abbandoni, incontri, ritrovamenti e colpi di scena …. fino al sorprendente finale.

Noi di Europa Edizioni abbiamo intervistato l’autore per scoprire qualche informazione in più su di lui e sui retroscena del suo romanzo.

Di seguito riportiamo l’intervista a Vincenzo Rizzo su La Mucca danzante.

Quando è nata la sua passione per la scrittura?

Sono stato un bambino creativo. A scuola avevo realizzato un librettino intitolato “La Gallina”. C’era un piccolo racconto intitolato “La gallina”, una poesia sulla gallina, un disegno della gallina, una canzone sulla gallina. Beh, ero un bambino di campagna!

Avevo avuto questa idea del librettino a tema, l’ho realizzato su pagine strappate da un quaderno e ripiegate a libretto. Quando sia la nata la passione vera e propria per la scrittura non so dire, mi piaceva l’idea di creare qualcosa dal nulla che potesse vivere senza di me. Da ragazzo ho cominciato a scrivere canzoni e poesie, solo per me, solo per il gusto di creare e suonare. Arrivavo a casa la notte, spesso ad orari improbabili, prendevo dal cassetto del comodino una matita e un quaderno, e le mie emozioni prendevano forma sulla carta. Mi è sempre piaciuto scrivere a matita e non so bene il motivo. La passione per i romanzi e la prosa iniziò con la lettura. C’erano storie che non riuscivo a smettere di leggere, che mi coinvolgevano, ero stregato dalla maestria di alcuni autori che riuscivano a creare con le parole immagini che si stampavano nella mia mente. Potevo farlo anch’io? Forse sì o forse no, ma di certo potevo provarci.

Qual è stato il primo libro che ha letto e cosa le ha insegnato?

Avevo sette o otto anni, in una giornata di pioggia iniziai a rovistare tra i libri di casa. Molto pochi, quasi tutti regali. Trovai “Robinson Crusoe” di Daniel Defoe. Aprii il libro ed iniziai a leggere, rimasi subito coinvolto dalla storia. Il naufrago doveva trovare il modo di sopravvivere in un mondo sconosciuto ed all’apparenza inospitale, per me era un eroe. I progressi che lui faceva, il fatto che riuscì a costruirsi una casa dal nulla, che si costruì un calendario per non perdersi nel tempo, già si era perso nello spazio e ciò bastava e avanzava, il modo rocambolesco col quale riuscì a recuperare beni essenziali alla sua sopravvivenza dal relitto, l’arrivo di un indigeno col quale riuscì a fare amicizia e ad impartirgli i rudimenti della sua cultura. All’epoca non mi passò neppure per la testa se fosse giusto o no, Defoe lo dipingeva come un amico e per me bastava, impartirgli la sua cultura era necessario per comunicare con lui. Mi piaceva questo darsi da fare, lavorare, cacciare, coltivare, costruire, era la cultura del sacrificio e del lavoro, era la cultura che mi stavano impartendo i miei. Se ce l’aveva fatta lui, avrei anch’io saputo far fronte alle innumerevoli sfide che avrei dovuto affrontare. L’insegnamento che ho avuto è che “SI PUO FARE!”, sempre e comunque.

Com’è nata l’idea di questa storia?

Erano anni che avevo il desiderio di scrivere romanzi, ma non avrei scritto nulla se non avessi avuto un’idea originale, un tema che nessuno avesse mai scritto. Certo le mie idee erano ambiziose, forse al di là delle mie reali possibilità, ma ho sempre amato sfidare me stesso, lo sempre ritenuto eccitante.

Sui giornali, nei racconti della gente, in città, in montagna, dappertutto si parlava del grande progetto di avvicinare la montagna alla città. Significava tentare di rallentare lo spopolamento delle zone montane, di incentivare le famiglie a restare sul territorio. Il progetto prevedeva la costruzione di una variante alla strada statale sessantatre. Era il periodo di costruzione della prima serie di gallerie, e nella mia fantasia nacque l’idea della possibilità, decisamente remota, di potere ritrovare durante quei lavori una grotta con un graffito rupestre. Nella mia mente la trama iniziò a prendere corpo, volevo inserire elementi della mia quotidianità, fatti, luoghi e costumi che conoscevo bene, dovevo aggiungere i profumi, le emozioni, i colori, il linguaggio della mia infanzia e della mia gioventù.  Purtroppo la mia vita priva di momenti liberi non mi permisero di iniziare a scrivere il racconto che stava prendendo vita nella mia mente. Raggiunta l’età della pensione, con tanto tempo libero, l’idea di potere coltivare le mie passioni diventò subito realtà.

Com’è stato vedere il suo libro pubblicato?

È il mio primo romanzo, vederlo stampato e pronto ad iniziare il suo cammino autonomo, è stata una grande soddisfazione, è stato il sogno che si materializzava, è stata la nascita di una nuova pianta, alla quale avevo dedicato cure e attenzioni, sono state tutte le domande che ripetevo a me stesso: riuscirà a crescere? Riuscirà a dare i suoi frutti? Riuscirà a resistere là fuori in mezzo ai predatori? Non lo so, me lo auguro.

L’oggetto c’è, posso toccarlo e sfogliarlo, mi piace il risultato finale, credo sia venuto bene, ci sta bene nella mia libreria e credo possa stare bene nelle librerie di molti.

Ha già in mente dei progetti editoriali per il futuro?

Sto lavorando ad un nuovo romanzo, una storia diversa, una altra sfida con me stesso. Se “La mucca danzante” non avrà il riscontro che mi aspetto, credo che i miei nuovi lavori rimarranno nel cassetto e non diventeranno nuovi progetti editoriali. Una cosa è certa, continuerò a scrivere fino a quando avrò idee da sviluppare. Potrebbero diventare nuovi progetti editoriali, ma se non lo diventassero, non ha importanza, ciò che conta è liberare le mie energie, vivere i racconti che scrivo, mettere su carta i miei sogni.

La redazione di Europa Edizioni ringrazia Vincenzo Rizzo e gli augura buona fortuna per il suo romanzo e per quelli a venire.

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