Intervista a Lidia Marsili, autrice di ‘Diastole e sistole Interstizi d’amore’

‘Diastole e sistole Interstizi d’amore’ è il libro di ‘Lidia Marsili’ edito da Europa Edizioni.

Una raccolta di poesie vibrante, ricca di sentimento, con l’accento su quell’amore che, per essere degno di tal nome, ha bisogno della A maiuscola.

“Il movimento del cuore, il suo pulsare, costituisce il ritmo della nostra esistenza”, Nelle parole dell’autrice l’essenza della sua poesia, dei suoi versi, della sua esigenza di scrivere che diventa volo tra le crepe del cuore ….

Noi di Europa Edizioni abbiamo intervistato l’autrice per scoprire le motivazioni che l’hanno spinta a scrivere e a pubblicare il suo libro di poesie.

Di seguito riportiamo l’intervista a Lidia Marsili su ‘Diastole e sistole interstizi d’amore’.

Come ha scelto il titolo della raccolta di poesie?

Da una delle poesie inserite nella raccolta.  Ascoltando, nel silenzio della notte i battiti del mio cuore, ho compreso che la vita di tutti noi è in bilico tra il pieno (diastole, il cuore si riempie) e il vuoto (sistole, il cuore si svuota). Il suo mistero si cela proprio in questo passaggio. Il movimento del cuore, il suo pulsare, costituisce il ritmo della nostra esistenza, che oscilla tra il desiderio, inteso come ricerca, e la sua soddisfazione o la delusione per la sua mancata realizzazione. Sempre più convinta che, come diceva Leonard Cohen, “C’è una crepa in ogni cosa, ed è così che entra la luce”, ho iniziato ad osservare ciò che mi circonda con occhi diversi nel tentativo di scorgere un interstizio, un pertugio che mi rivelasse la bellezza. La scrittura, in particolare la poesia è proprio questo, per me. È catarsi, è trasfigurazione, è aggiunta di senso, è rivelazione di bellezza.

L’idea di questo libro è nata in un momento particolare?

La scrittura è sempre stata la mia vocazione, che ho potuto seguire molto poco per moltissime ragioni, tra cui, non di poco conto, un lavoro molto impegnativo, sia in termini di qualità che di quantità, che una famiglia. Ho scritto racconti e poesie, tantissime. Poi, circa un anno fa, navigando sul web, sono incappata in un concorso, indetto dalla vostra casa editrice, Ho inviato una mia poesia e pochi giorni dopo ha ricevuto una telefonata, seguita da una proposta di edizione, a cui ho aderito molto volentieri. Purtroppo, l’imperversare della pandemia, mi ha impedito finora di organizzare eventi che mi permettessero di far conoscere il mio libro. Gli eventi on-line sono meno efficaci di presentazioni in presenza di pubblico. È stata, per me, una scommessa, nella consapevolezza del fatto che, in genere, la poesia è un luogo poco frequentato dai lettori, orientati molto di più verso la narrativa, racconti e romanzi. La poesia è frammento, è folgorazione.  

Quando ha iniziato a scrivere?

La scrittura ha subito un’accelerazione da quando ho a disposizione un tempo maggiore, cioè da quando, nel 2015, ho lasciato il lavoro.

 Nel giugno dell’anno 2012 mi hanno diagnosticato la malattia di Parkinson. Nel corso del 2008 avevo dovuto affrontare un primo mostro: un linfoma non Hodgkin. Sei cicli di immuno-chemioterapia mi liberarono del linfoma ma, probabilmente, crearono l’humus favorevole per l’aggressione del secondo mostro, più subdolo, contro cui si possono ingaggiare solo battaglie per tenere sotto controllo la sintomatologia. Ci sono momenti in cui ci si ritrova in una posizione di stallo, quasi prigionieri di un incantesimo che ci sembra di non riuscire a spezzare. Ci si sente soli, inermi e nudi. Morire non era più, per me, una speculazione intellettuale ma un processo già innescato all’interno del mio organismo, che mi avrebbe subdolamente condotto ad una specie di “morte in vita”.  Provai a dirmi che dovevo vivere con la maggiore leggerezza possibile, cercando di liberare il mio cuore dai macigni che lo avevano occupato. La scrittura, in questo, mi sta aiutando moltissimo. La malattia mi ha avvicinato alla mia anima, mi ha portato a “stanare” le mie emozioni ritrovando quel soffio vitale che mi permette di andare avanti.

Cosa le piacerebbe sentirsi dire dal lettore?

La scrittura apre finestre che si affacciano sull’anima del lettore, evocando sensazioni ed emozioni. Non è importante la descrizione della pioggia, è importante che il lettore se la senta addosso mentre legge. Una delle maggiori gratificazioni per uno scrittore è la capacità di “leggere” ed “interpretare”, mettendole a nudo, emozioni universali. Emozioni e riflessioni in cui ciascuno si “riconosce”.

Un mio amico, qualche tempo fa, mi disse che leggermi gli rendeva la vita più bella.

Rendere più bella la vita degli altri, partendo dalla mia angoscia è una sensazione bellissima, impagabile. Il riuscire a trasformare la mia inquietudine in anelito di vita, in un atto di ribellione, in uno strumento per superare la mia finitudine, sfiorando il cuore di altre persone è ciò che dona  senso alla vita.

Complice l’insonnia, scrivo soprattutto di notte. Nel buio, da sola, ho l’impressione che il tempo si dilati diventando infinito. L’ispirazione è come il mare; ha bisogno di non avere confini attorno. Scrivo nelle tenebre per scovare un po’ di luce. Non sempre ne esco personalmente illuminata. Ho l’impressione di essere agita, come accade nel sogno. Inseguo immagini interiori a cui dono parole, sapendo che la verità la si può captare mediante similitudini.

Sta già lavorando a un nuovo libro?

Gli argini sono ormai debordati. Un fiume di sensazioni  mi attraversa e vuole essere riconosciuto. Continuo a scrivere poesie, di cui la raccolta “Diastole e sistole” costituisce solo una parte. Con altre case editrici ho pubblicato un libro di racconti “Molecole di luce e tenebre”, altre poesie con la casa editrice “Pagine” di Roma. Moltissime sono inedite.

Ora sto lavorando su una specie di diario, un viaggio tra le emozioni e gli interrogativi suscitatemi dal mio quotidiano confronto con la malattia di Parkinson, con le limitazioni che impone giorno dopo giorno. Un viaggio che mi spinge a confrontarmi con me stessa, a rivedere il mio rapporto con gli altri, con le persone che amo. È un viaggio non scevro di sorprese, di rischi, di sorprese sgradite ma anche gradite. Ogni parola trova concretezza nel suo nascere. La scrittura è il silenzio che si fa lettera e precipita sulle pagine nel tentativo di dare un ordine a quella parte di me abitata dal caos della malattia. Ho avuto riscontri positivi. Vorrei concludere questo percorso sia per dare voce a chi soffre ma non ha gli strumenti per comunicare il proprio malessere sia per attivare una comprensione maggiore da parte dei “sani”.

Noi di Europa Edizioni ringraziamo di nuovo Lidia Marsili per averci dedicato il suo tempo e ribadiamo che siamo stati lieti di percorrere insieme a lei l’iter editoriale che ha portato alla pubblicazione del suo manoscritto ‘Diastole e sistole interstizi d’amore’.

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